Mi ero incantato a guardare incuriosito attraverso il vetro le creature che nuotavano nell’acquario, che pochi giorni prima avevo comprato.
Una ventina di pesci, che guizzavano tra le piante acquatiche sfavillanti come lingue di fuoco. Il più colorato, correndo, batteva come un ariete contro le pareti traslucide, fuggendo, quando con un dito mi avvicinavo al vetro. Un altro, non si spostava di un millimetro guardandomi con aria di sfida, coraggioso come un leone.
Li avevo voluti a coppie nella speranza che si moltiplicassero. Nei pesci la femmina è comunemente più grande; invece due di queste bestiole erano talmente uguali da sembrare gemelli, si assomigliavano in colore e grandezza talmente che avrei dovuto metterli sul piatto della bilancia per dirne la diversità e non avrei riconosciuto il maschio dalla femmina se non per il motivo che quest’ultima portava sulla coda un segno nero, simile al pungiglione dello scorpione. Tuttavia al contrario di quella raccapricciante creatura, essa aveva un corpo elegante e il muso mansueto di animale buono. Nell’osservarli mi accorsi presto, che ognuno di loro aveva un suo carattere ben preciso.
Il più grosso, forte come un toro, allorché la macchinetta elettronica dispensava loro il pasto, scacciava i compagni a suon di testate, e questi fuggivano, rincorsi dal grosso rivale che non si accorgeva così facendo di lasciar libero il campo ad altri concorrenti al pasto. Un altro all’avvicinarsi di qualsiasi persona, timido come una vergine, cerca rifugio dietro il mucchio delle pietre vulcaniche, che nascondono il marchingegno delle bolle d’aria.
Rossi, dorati, guizzanti, sfavillavano come fiamme, in perpetuo movimento. Si dice che del regno animale, i pesci siano gli unici immuni dal cancro; a vederli cosi vivaci non si penserebbe minimamente di smentire il detto: “E sano come un pesce”: essi sono il ritratto della salute.
Quello che più mi diverte è osservare, il più pittoresco di questi esseri; l’arciere. Quando qualche insetto si posa sul pelo dell’acqua, egli emettendo un piccolo getto lo colpisce così da farlo inabissare. E’ mirabile l’abilità del piccolo sagittario pinnato che centra il bersaglio con precisione millimetrica.
Mai fermi, nuotano tutto il giorno insieme, e ognuno sembra solo. Allo spegnersi del neon che illumina il loro piccolo mondo, ciascuno occupa il proprio territorio tra le erbette fluttuanti del fondo, che sembra il vello del capricorno che ondeggia sferzato dal vento sulle montagne orientali. Passano la notte bivaccando fino al ritorno del nuovo sole, che gli farà risplendere ancora una volta il manto rosseggiante contro l’azzurro del cielo dipinto sul fondo dell’acquario.
In questa bolla, non vi è dubbio, vive un piccolo universo in perpetuo movimento, le cui stelle sfavilleranno fino a che, il fato, il caso o… Dio lo vorrà.
domenica 1 novembre 2009
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